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Section Classi/Alchimista
Equilibrium - Alchimista

Se solo avesse avuto più tempo per preparare la sua pozione, a quest’ora sarebbe sano e salvo, seduto sulla vecchia sedia a dondolo nel portico di casa sua. Invece annaspava, la mano destra premuta contro il fianco sinistro, poco sotto il cuore, era diventata rossa come il sole che tramonta. Una palla infuocata gli sibilò alle spalle e si abbatté in un groviglio di rovi alla sua destra. Una vampata di calore lo investì come un vento impetuoso. Erim era ancora sulle sue tracce. Ma non si arrischiò a guardare indietro, cercò di camminare più velocemente. Incespicò in una radice enorme e cadde a peso morto fra le foglie secche e la terra umida di pioggia. Cosi rimase, sentiva la testa pesante, la vista si era improvvisamente annebbiata e stava lentamente perdendo i sensi, sarebbe morto sotto i colpi di Erim. Il mondo diventò nero mentre lui scivolava in uno strano torpore. Sognò di essere solo nelle tenebre, sentiva la voce di Erim che farfugliava qualcosa, ma non riusciva a capire bene cosa dicesse. Erano solo echi lontani nella sua mente, mentre era solo e sperduto nelle tenebre. Di colpo un bagliore accecante lo investì, donandogli conforto. Cercò di guardare nella direzione da dove proveniva quella luce accecante e nel turbinio di tonalità riconobbe la figura di suo nonno. Indossava una lunga tunica bianca, i capelli lunghi e bianchi gli ricadevano dolcemente sulle spalle e ai piedi indossava una paio di sandali di pelle. Avanzava lentamente verso di lui brandendo dinnanzi a se una strana erba, sembrava del tiglio ma Zorekith non era sicuro. Non era sicuro più di nulla ormai. La lucente figura avanzò ancora e Zorekith era sicuro che suo nonno stesse sorridendo. Gli porse quella strana erba ed egli l’afferrò all’istante. Nella sua mente ascoltò le parole di suo nonno, i suoi occhi si addolcirono e anch’egli sorrise. Mentre stava cercando di abbracciare lo spirito di suo nonno, un vortice lo travolse e lo lanciò verso il cielo. Alzò lentamente il capo e con gli occhi ancora socchiusi riuscì solo a scorgere, nel fioco bagliore di qualche fiaccola, la figura indistinta di un uomo che stava tritando qualcosa su di un tavolo di legno. Non appena si accorse che Zorekith era tornato in se, Erim si alzò compiaciuto e si avvicinò al palo dove l’aveva legato. Con due dita, afferrò il suo mento e scosse la testa del povero Zorekith. “Finalmente hai finito di scappare, razza di coniglio, finalmente la morte ti avrà!”. Zorekith lo fissava ancora intontito. “Ma prima devo finire di preparare quest’estratto d’erbe che ti guarirà del tutto, voglio che tu sia in forma per l’ora della tua morte!” Erim aveva cominciato a farneticare, era diventato pazzo. Zorekith si accorse che nella mano destra, legata dietro la sua schiena, impugnava qualcosa di soffice e fragile. Cercò di capire cosa fosse e allora ricordò il sogno che aveva fatto e le parole che gli erano echeggiate nella sua mente. “Erim, incorrerai nell’ira degli dei” Ogni parola strisciava lenta fuori dalla sua bocca. Erim si abbandonò ad una fragorosa risata “Sono queste le tue ultime parole? Credevo chiedessi pietà perché ti lasciassi libero” la voce era gioviale. “Non chiedo pietà ai vermi come te, maledetto” Zorekith stringeva forte la strana erba tra le mani e improvvisamente una forte luce scaturì da essa. D’improvviso un enorme dardo infuocato sfondò il tetto della costruzione e cadde a terra con un rumore assordante. La mobilia si incendiò all’istante. “Ma che diavolo succede?” chiese a se stesso Erim. “ E’ l’inferno Erim e si è scatenato solo per te!” Zorekith aveva approfittato della confusione per liberarsi dai legacci che lo imprigionavano ed ora brandiva l’erba magica allo stesso modo di suo nonno nel sogno, solo che lui la brandiva contro Erim. “Che tu sia maledetto per quello che hai fatto a mio nonno, Erim, che Akaymas ti trascini negli inferi!” Zorekith chiuse gli occhi ed allora successe. Dardi infuocati cominciarono a bombardare la modesta casa di Erim, spaccavano e incendiavano qualunque cosa trovassero sul proprio cammino,
ora un tavolo, ora una porta, ora un mobile. Zorekith era ancora li, le mani protese in avanti, gli occhi chiusi e mormorava strane formule. Il rumore era assordante mentre Erim esterrefatto cercava di schivare i dardi che diventano sempre più grandi e frequenti. Uno di essi lo colpì in pieno viso e Erim volò contro il muro, si accasciò al suolo. “Nessuna pietà per te, Erim!” Zorekith fece ondeggiare le mani descrivendo dei cerchi in aria. Un tuono poderoso urlò in cielo, poi una saetta squarciò l’aria e colpì in pieno Erim, che era ormai in fin di vita accasciato al suolo. Con le ultime forze rimastegli, però, riuscì a prendere dalla tasca della tunica una pozione, la bevve e scomparve nel nulla. Zorekith non era riuscito ad ucciderlo, ma ora era consapevole di quanto fosse forte...doveva solo decidere dove andare, vide una mappa fra le macerie del tavolo ove prima Erim stava tritando delle erbe. La raccolse, la spolverò e la tenne con la mano sinistra. Chiuse gli occhi e scagliò il dito sulla mappa. Il suo indice era ben saldo su un cerchio, ma nascondeva il nome della città. Lo tolse piano e lesse il nome. Vi era scritto “Thelash”.

Gli alchimisti condividono con i druidi il sapere delle cose della natura. Mentre i druidi cercano la compenetrazione e si fanno parte della natura stessa, gli alchimisti fanno propria la natura e creano, utilizzando elementi naturali, pozioni e incantesimi di straordinaria potenza. Si dice che Zorekith uno dei più grandi alchimisti rimasti in vita abbia eletto a sua dimora la città di Mallia.

 


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