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Fase Lunare Fase Lunare


Section Classi/Evocatore
Equilibrium - Evocatore

Yeniver sembrava vivere in un mondo tutto suo, a Zakro era conosciuto come il bimbo matto. Non parlava con nessuno, non aveva amici ma soprattutto anche sua madre e suo padre avevano cominciato a credere che fosse completamente pazzo. Cosi, non avendo amici, passava molto tempo fuori da Zakro, nella Valle d’Ombra, a meditare su cosa lo sapeva solo lui. Era stanco di tutto, degli sguardi atterriti della gente del villaggio, delle grida di suo padre e sua madre per farlo rinsanire, delle risate sottovoce degli altri bambini quando lui passava per le vie della città. Stava bene solo quando era li, assorto nei suoi pensieri e Valle d’Ombra gli donava conforto. Studiava la magia, eppure nessuno l’aveva mai visto esercitarsi in pubblico. E quando era da solo, si sedeva e meditava.. Eppure aveva un amico, un amico vero. Il suo nome era Laeloth, anch’egli praticava le arti magiche, ma il suo operato era già noto a tutti per la sua violenza e oscurità. Laeloth accompagnava spesso Yeniver nelle sue meditazioni e molte volte parlavano, da buoni amici, come ragazzi normali. Yeniver gli confidò che era stanco di tutto questo e Laeloth si limitò ad alzare le spalle e a dirgli “Dovresti uccidere chi non crede in te, soprattutto se i primi sono i tuoi genitori, coloro che ti hanno donato la vita. Dimmi amico mio, a cosa ti serve la vita se nessuno ti ama e tutti ti credono pazzo? E’ solo una vita di sofferenze!” mentre parlava, Laeloth stava creando nell’aria un cerchio di fuoco. “Solo io credo in te, perché sono tuo amico. Ma gli altri sono buoni solo a parlare alle spalle.” Yeniver era confuso, era come se Laeloth gli stesse spalancando una porta della sua mente che lui per precauzione aveva tenuto socchiusa per tutti quegli anni. Ora vedeva oltre quella porta, vedeva la sua macabra e raccapricciante verità, la verità che non aveva mai voluto vedere. Per tutti quegli anni non era stato un elemento del destino, ma solo uno scarto, solo Yeniver il bimbo matto. “…ucciderli!” concluse Laeloth. “Scusa, non ti seguivo, puoi ripetere?” fece Yeniver. “Ho detto che devi fidarti di me, l’unico modo per risolvere questa penosa situazione è ucciderli!” ripeté paziente Laeloth. “Ma poi cosa farò?” chiese Yeniver quasi a se stesso. “Poi potrai fare ciò che vorrai ed io sarò al tuo fianco. Finiremo insieme gli studi di magia e ce ne andremo da Zakro, viaggeremo per il mondo per seminare morte e distruzione.” Negli occhi di Laeloth brillava una strana fiamma. “Io ho molti amici Laeloth, oltre a te” concluse Yeniver alzandosi in piedi. “Davvero? Perché non me li mostri?” fece Laeloth interessato. “E’ pericoloso qui, ma stasera te li mostrerò, te lo prometto” disse Yeniver scrutando l’orizzonte. “Perciò hai deciso di darmi retta?” la voce di Laeloth era trionfante. “Si, ucciderò mio padre e mia madre poiché loro non confidano in me e chiunque si metta sulla mia strada per impedirmelo”. Laeloth levò le braccia al cielo esultante. “Però li ucciderò stanotte, meno guardie in giro” disse pensoso Yeniver. “Le guardie non sono un problema, loro ti conoscono come pazzo, ti lasceranno perdere. Un bambino matto passa inosservato, è come se tu non esistessi per Zakro, capisci?” Laeloth era un po’ riluttante nel spiegare quelle cose all’amico. Yeniver non lo ascoltava. “Questa notte ci incontreremo davanti casa mia. Voglio che tu sia con me, magari potrai anche vedere uno di quei miei famosi amici” Yeniver sorrideva e Laeloth adesso aveva un vago sospetto che fosse davvero pazzo. “Si si certo, non ci sono problemi” asserì Laeloth. “A stasera!” Urlò Yeniver cominciando a correre verso Zakro. Le tenebre erano calate già da due ore, Yeniver era nascosto dietro un selciato e scrutava irrequieto la porta di casa sua, temendo di veder uscire suo padre e sorprendere Laeloth nelle vicinanze. Ma cosi non andò, Laeloth arrivò all’orario stabilito, si nascose vicino a Yeniver e si accordarono sul da farsi. Yeniver fissava la luna e Laeloth si accorse che stava piangendo. “Coraggio amico mio, loro non ti hanno mai amato, sono io l’unico che ti capisce e che ti è davvero amico” Laeloth abbracciò Yeniver come avrebbero fatto due fratelli. Yeniver annuì e si asciugò le lacrime con la manica della giacca. “Entrerai con me, ma non alzerai dito contro di loro. E’ una questione che devo risolvere da solo” la voce di Yeniver era ancora rotta dal pianto e per la prima volta nel suo cuore, Laeloth sentì un sentimento nuovo, credeva che fosse compassione. Si limitò ad annuire e voltò lo sguardo verso l’entrata della casa. Si alzarono e si diressero verso l’uscio. Yeniver lo spalancò con violenza ed entrarono. L’aria era satura di alcol, si sentiva l’odore di vino elfico dappertutto. Capì che suo padre doveva essere ubriaco. Mossero pochi passi e videro una fiaccola, fluttuante nel buio, venire verso di loro attraverso lo stretto corridoio. Pochi passi ancora e la fiaccola illuminò il volto stanco ed ubriaco del padre di Yeniver. “Questa volta ti ammazzo, ti ammazzo sul serio!” urlò inferocito suo padre. Sua madre si era affacciata impaurita dall’altra stanza. “Non avete mai avuto fiducia in me! Sono sempre stato un peso per voi!” urlava adesso furioso Yeniver. Quelle parole colpirono suo padre come un secchio di acqua gelata in faccia. “Cosa stai farneticando? Sei diventato più pazzo di quello che già eri?” ora suo padre stava avanzando brandendo dinnanzi a se la fiaccola contro Yeniver. “Uccidilo, uccidi quel maledetto!” urlava furente sua madre. Yeniver non era stato mai amato, era stato solo e sempre un peso, Yeniver il bimbo matto. “Sta zitta tu!” Urlò suo padre voltandosi. Fu allora che Yeniver chiuse gli occhi, concentrò le sue energie e sentì come un fiume impetuoso dentro di se scorrere insieme al suo sangue. Si stava eclissando. Laeloth era appoggiato all’intelaiatura della porta e fissava sorridente Yeniver. Yeniver cominciò a fondersi con le ombre, sembrava diventare immateriale. Di colpo la sua figura brillò come una stella prima di spegnersi. Si formò un cerchio nero e vorticante con strane venature viola alla sua destra e da quel cerchio si materializzò una strana presenza. Sembrava una massa informe di fango e al centro di quello che doveva essere lo stomaco, vi era una vorace bocca con denti aguzzi. Suo padre urlò ma era già troppo tardi. Il mostro gli fu addosso e la sua bocca cominciò a divorare le interiora di suo padre. Le urla di sua madre riempivano l’aria mentre il padre di Yeniver cercava di lottare debolmente contro quel orrore generato da suo figlio per ucciderlo. Il sangue prese a scorrere fino ad arrivare ai piedi di Yeniver, che ancora aveva gli occhi chiusi e comandava la creatura. La massa informe si alzò dal cadavere e puntò sua madre. Ella chiuse in fretta e furia la porta della camera da letto e la sprangò. Aveva cominciato a piangere per la paura. Yeniver aprì gli occhi e si accostò al mostro, vicino alla porta sprangata. Busso, dolcemente. “Mamma…tu non mi hai amato. Ora ti manderò in un posto dove proverai le stesse cose che ho provato io fin dalla mia nascita. Brillerai in un mondo di tenebre e nessuno vorrà mai averti fra i piedi!” ora stava urlando con tutto il fiato che aveva in corpo. Fece un cenno al mostro che iniziò a liquefarsi all’istante e riuscì a passare sotto la porta della camera. Ci fu un urlo strozzato, poi il silenzio. La porta si aprì dolcemente. Non vi era altro che la figura informe che attendeva gli ordini dal suo padrone. Yeniver si voltò e si avviò senza parlare verso l’uscita di casa sua seguito dalla creatura. Laeloth stava esultando e gli stava dicendo “Sei stato magnifico Yeniver, sei davvero potente!” Era tutto un tremito. “E lui chi è?” Laeloth tese la mano verso la strana creatura per toccarla e fu allora che Yeniver realizzò cosa stava succedendo. “Non toccarlo!!” Yeniver si voltò ed urlò di terrore. La mano di Laeloth entrò in contatto con la creatura ed egli fu percosso da forti brividi. Un attimo dopo, di Laeloth rimaneva solo il ricordo. La creatura scese piano nelle tenebre attraverso il buco, che si richiuse all’istante. Laeloth era stato trasportato in chissà quale dimensione, ed era sicuramente morto per Ardesya. Yeniver crollò a terra sulle ginocchia, poi si accasciò e cominciò a piangere. “Eri l’unico amico che avevo, perché!?” urlò alla casa vuota. Si rialzò tremante e scombussolato, sentiva il cuore battergli all’impazzata e uno strano senso di oppressione alla bocca dello stomaco. Si voltò, il viso rigato dalle lacrime e uscì. La dolce brezza notturna gli accarezzò il viso come mai aveva fatto sua madre prima d’ora e lo cullò dolcemente. “Insegnerò a chi vorrà le arti magiche dell’evocazione, cosi potrò avere tanti amici” Yeniver provò a sorridere ma non ci riuscì. Ripiombò invece in un pianto convulso e cosi rimase fino alle prime luci dell’alba.

Yeniver, questo è il nome del primo mortale che richiamò sulle terre dell'Ardesya creature di altre dimensioni. Avvenne a Zakro molti anni fa, quando Yeniver era ancora un bambino e una di quelle creature uccise, per sua volontà, i suoi genitori. Ma poiché, senza volerlo, causò anche la morte dell'unico suo amico, decise, per non rimanere solo al mondo, di insegnare agli altri l'arte dell'evocazione al meglio. Ancora oggi, a Zakro, si dedica a questo con chi come lui vuole migliorare questa forma di magia.


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