logo
Menu Menu
» Home
» Archivio News
» Nuovo Forum
» Vecchio Forum -accesso in sola lettura-
» Classi
» Razze
» Geografia
» Storia
» Regole
» Divinità
» Ringraziamenti
» FAQ
» Staff
» Galleria
» Screenshots
» Upload Area
» Contattaci
» Download
» Mappa Sito
» Logs Aforismi e Citazioni
» Raduni

Connettiti Connettiti





Links Links
MUDItalia
MUD.it

No Paste
Strip Generator
SimplyFANSUB
SubITAnime
StrumentiMusicali.net

AudioEqui (Mush+Suoni)

Calendario Calendario
 
Aprile 2024
L M M G V S D
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30

Ora: 13:12


Statistiche Statistiche
Visite sito: 43
Visite pagina: 1079
Ultima modifica:
30/10/2005 10:48
Statistiche

Servizi Servizi
Segnala News
Ricerca

Sondaggio Sondaggio
Vuoi che lo staff di Equilibrium pubblichi il codebase?





Voti: 89 | Commenti: 9

Fase Lunare Fase Lunare


Section Storia/Terza era

Terza Era: Gli scontri finali

E così fu di nuovo Nebbia... Fitta nebbia, densa ma impalpabile...la Nebbia dell’oblio e della dimenticanza. Laddove erano stati intrappolati Syriel e Myreck una fioca luce si faceva strada tra i riccioli di fumo bianco...fino a disegnare i contorni di ciò che intrecciava il pensiero della Bianca Signora. Lo spirito di Myreck soffiava poi la vita su quei contorni, plasmando così l’entità stessa delle cose. Dapprima crearono un cielo che potesse custodire lo splendore della luce, poi, lentamente, insieme plasmarono la terra: presero vita i prati e una bianca dimora di madreperla che sarebbe stato il Sacro Tempio della Vita, covo della loro meditazione. Lentamente presero forma le strade su cui dirigere i loro passi e si innalzarono ai loro margini chiarissime colonne argentee che riflettevano la luce irradiata dalla Bianca Signora. Lo Spirito vitale della Terra toccò la mente di Syriel da cui si delineò un’immensa quercia che prese vita tra le mani di Myreck: L’albero della Conoscenza, alla cui ombra avrebbero riposato, in un placido sonno, le menti stanche delle due essenze immortali. Nelle perfide mani delle Tenebre e del Caos, invece, la Nebbia assunse una maestosa consistenza... fuoco e fiamme divamparono dai pensieri incorporei di Kaileb e la Tenebra plasmò da essi un immenso santuario, fatto dello stesso odio che alimentava la fiamma delle loro vite. Ovunque era desolazione, perchè qualunque cosa si generasse dalla loro mente, veniva devastata dalla loro foga distruttrice: piane desolate... costoni irti e taglienti come lame...un paesaggio spettrale che si nutriva d’odio e assorbiva la luce di tutte le cose, connotando ad ogni alito di vita un'essenza maligna. Kaileb, con il suo potere sconfinato, generava dal nulla colate di fuoco incandescente, che al tocco ombroso di Jekrom si solidificavano in altissime colonne laviche, scure e opache come notti senza luna. A specchio e protezione del chiarore della nebbia (perchè anche questo era di fastidio allo sguardo del Signore delle Tenebre), Jeckrom pose sulle colonne una cupola di guglie di freddo metallo, che, al tocco di un'eventuale luce, ne avrebbero risucchiato lo splendore, proiettandone soltanto l’ombra. Kaileb si pose al centro di quello spazio e plasmò dalla sua mente un altissimo obelisco, rovente al tatto ma che non emanava alcun calore, e come tutte le cose generate dal Caos Primordiale, sprigionava un senso di profonda angoscia e malvagità. Fu così che Bene e Male, ersero a loro dimora, tra le opache nebbie calate sulla città di Mareysia, un luogo atto ad accoglierli e a soddisfare le loro necessità: Syriel e Myreck avrebbero lì riposato...creando e plasmando con i loro pensieri i pilastri di una nuova vita; Kaileb e Jekrom avrebbero placato la loro sete di distruzione, innalzando monumenti che li avrebbero protetti nelle loro aure di tenebra e tra le cui mura avrebbero a lungo rimuginato su come raggiungere coloro che erano stati non lontano imprigionati. Ma l’Eterna Essenza, che tutto vedeva, nuovamente si soffermò su ciò che quelle quattro entità immortali stavano generando dalla sola forza dei loro pensieri. Una Nebbia non era stata in grado di assopire l’istinto malvagio di Jekrom e Kaileb, mentre Syriel e Myreck continuavano a generare vita lì dove non era lecito che nascesse, lì dove solo l’Oblio poteva regnare. Così per la terza volta l’Essenza discese sulle terre dell'Ardesya e, varcando i confini delle Nebbie, giunse ove aveva relegato le due coppie immortali. Un vortice di vento spazzò via il mantice impalpabile e fitto che avvolgeva le creazioni dei divini e le due citta, in tutta la loro impressionante maestosità, vennero alla luce. L’Essenza stessa inorridì alla vista di quanta desolazione regnasse sulle terre toccate da Kaileb e Jeckrom e in un solo istante capì che ormai non poteva porre rimedio a quanto avevano creato. Con un impercettibile cenno del suo solo pensiero scaraventò il Caos Primordiale e il suo compagno fuori dal loro tempio maledetto e scagliò la loro creazione negli anfratti più bui e isolati delle terre dell'Ardesya: sui Monti Khytor, lì dove, nelle viscere stesse della terra, aveva precedentemente incastonato l’arma fatale del Signore delle Tenebre. Nacque così la città di Zakro, che da allora in poi sarebbe stata dimora delle anime più malvagie e degli esseri più spietati. Nel volgersi poi lì dove lo spirito di Myreck aveva donato vita e consistenza ai luminosi pensieri di Syriel l’Essenza si accigliò dubbiosa... La luce e la tranquillità pervadevano ogni cosa e tutto era pace e candore. Ma troppo appetibile sarebbe stata quella preda per i Signori del Male e sarebbe stato un valido motivo che li avrebbe attratti a compiere altri misfatti. Fu così che l’Essenza pensò e i suoi pensieri si plasmarono in vortici d’aria che sollevarono la terra stessa e guidarono oltre le acque del Lago dell’Oblio quella creazione perfetta. Tra i soffici prati della piana di Nevriha l’Essenza pose la città di Knesya, accarezzata dai venti dell’ovest e lambita dalle onde del Mare di Vernalis, da cui si potesse scorgere la cima ribollente del vulcano Xysthar e le placide sponde del Lago dell’Oblio, tra le cui acque aveva preso forma e consistenza. Ma l’opera dell’Essenza Suprema non era ancora volta al termine. Già troppe volte quegli esseri immortali l’avevano disturbata nella sua profonda quiete e troppe volte ancora quelle entità imperfette l’avrebbero portata ad agire per riparare ai loro danni. Un errore! Per la prima volta dalla notte dei tempi l’Essenza aveva creato un errore! E ogni gesto scaturito dalle menti degli immortali da Lei creati, non avrebbe fatto altro che riportarle alla mente, sempre ed insistentemente, quel suo sbaglio. Neppure le Acque che tutto inondano e le Nebbie che tutto celano avevano fermato il loro agire. Ma il Vuoto, ove nè Luce nè Ombra, nè Vita nè Caos possono esser percepiti, avrebbe fermato inesorabilmente gli animi di quegli esseri destinati ad un futuro privo di ogni ricordo. Nuovamente emerse dalle acque dell’oblio ove la città di Mareysia altro non era divenuta che un vuoto simulacro. Seguì il corso del fiume Myronea fin dove le sue acque si sposano con il fiume Akrotiry, attraversò l’intera Valle d’Ombra, ammirando con compiaciuta soddisfazione le splendide radure che spuntavano tra la Foresta di Valeis, giunse infine, librando nel vento, sino alla Foresta Eterna e lì, contemplando il bagliore che emanavano le acque del golfo del Mar di Vernalis, l’Essenza plasmò la Quiete e ad esso affidò l’eterna custodia di quelle terre. Fu così che per secoli tra le mani di Levihan regnò la pace e la tranquillità nelle lande dell'Ardesya. Ma l'Angelo della Quiete lambiva inerte tra i flutti e le correnti di quelle lande desolate, così l’Essenza capì: “Nulla al mondo può esistere se non ha un fine...io darò un fine a tutto ciò che ho creato! Io creerò delle creature che popolino queste terre, ma non darò loro il potere e la perfezione dei primi essere immortali, cosicchè non saranno animati dalla loro stessa ambizione...” Dalla Suprema Mente Eterna si generarono così i primi esseri viventi e a loro dimora l’Essenza plasmò la città di Mallia, affinchè lì potessero vivere protetti e pacifici. Ma tutto ciò non bastava ad assicurare la quiete sulla sua creazione perfetta, così l’Essenza generò un lungo filare di perle di rugiada: ogni perla sarebbe stato uno di quegli esseri viventi... Le goccioline lentamente scorrevano lungo il filo invisibile e, raggiunta la loro massima grandezza, da esso stillavano per cadere in un piccolo bacile d’argento da cui poi sarebbero riemerse e, librando sulle ali del soffio vitale dell’Essenza stessa, avrebbero raggiunto nuovamente quel filo impercettibile che le ancorava alla vita. Ogni perla stillante era una vita che si spegneva e ogni perla nascente sarebbe stata una nuova vita sulle terre custodite dalla Quiete. Così l’Essenza collocò il Sacro Bacile della Vita nel cuore del vulcano Xysthar e vi pose a suo controllo lo spirito immortale di Akaymas, a cui affidò il compito di seguire il corso di ogni singola perla di vita e di giudicare quando sarebbe giunto il momento di scrollarla dal filo della sua esistenza. Passarono i secoli e Akaymas adempiva impeccabilmente al suo compito di custode dell’esistenza di quei piccoli esseri inermi. Ma la solitudine che quell’essere immortale percepiva nelle viscere della terra iniziò a corrodere la sua mente, infiltrando nel suo spirito un tocco di insana voluttà. Nelle sue mani giaceva tutta l’esistenza di quegli insignificanti uomini e questa consapevolezza iniziò a farsi lentamente strada dentro di lui: bastava scrollare con un tocco meno leggero quel filo impercettibile, per far crollare centinaia di vite... Quell’ipotesi lo tentava sempre di più, giorno dopo giorno, fino a fargli perdere il senno: con un gesto fulmineo Akaymas falciò le vite dell’intera città di Mallia, bevve poi in un sol sorso dal Sacro Bacile tutta l’esistenza che l’Essenza aveva plasmato e si arricchì dell’esperienza di tutte quelle vite ormai spente, diventando così il loro signore: il Signore dei Morti. Edificò poi il suo regno infernale nelle viscere incandescenti di Xysthar e ne divenne il padrone indiscusso. Si affacciava all’orizzonte una nuova era di morte e dissolutezze all’insegna del potere degli Inferi. Ma Akaymas non aveva mai scorto le terre della Ardesya perchè da sempre il suo incarico lo aveva recluso nelle viscere della terra, a protezione di quelle vite che adesso erano diventate le anime del suo Impero. Non immaginava, dunque, lo spirito immortale, cosa potesse esservi al di fuori della sua dimora infernale; accompagnato da carestie e nubi di pestilenza, da urla strazianti di morte e disperazione, Akaymas emerse dalla bocca di Xysthar. Ma nella sua ascesa il Signore degli Inferi non trovò ciò che si aspettava... Tutto era infatti permeato di pace e tranquillità...a cosa aveva portato quel suo gesto folle? Non esisteva più nessuno che potesse piangere il tormento di un mondo totalmente vuoto e privo di vita. Quelli che erano i suoi presagi non si erano dunque realizzati; niente lutti nè strazianti dolori, neppure una lacrima perchè non vi erano occhi che potessero piangere n cuori che potessero dolere. Come poteva esistere allora tutto ciò se non vi era più alcun essere umano su quelle terre? Ammantato dai raggi del primo sole Levhian emerse dalle acque dei mari d’oriente distendendo ovunque la sua magica aura di perfezione e tranquillità e sorridendo della sua forza che con tanta estatica violenza si contrapponeva al caos generato dal Signore dei Morti. Questo era il frutto del regno della Quiete, della calma totale e dell’eterna pace. “A nulla ha portato il tuo gesto sconclusionato Akaymas, come vedi è a me che l’Essenza Suprema ha affidato queste terre, mentre a te non tocca che regnare in un luogo celato agli occhi dei mortali...” A quelle parole la rabbia di Akaymas esplose come un tuono e fulmini squarciarono i cieli non più limpidi che lo sovrastavano. “Come osi parlare così all'Imperatore Infernale? Chi sei tu per volgermi queste insolenti parole?” “Levhian è il mio nome e il mio potere è la Quiete che tutto avvolge e protegge! ” Akaymas realizzò allora che colui che gli si poneva difronte, avvolto da quell’abbagliante aura mistica era un suo simile, un essere superiore a cui l’Essenza aveva donato suoi pari poteri. Ma troppo forte era la furia che attanagliava ormai la sua anima. Il signore dei morti levò le braccia al cielo e dalle viscere della terra sorsero gli adepti del suo impero. Levhian inorridì alla vista di tanta angoscia e dolore e allora capì ciò che era accaduto alla città di Mallia. Allora percepì i piani diabolici di Akaymas. L’esercito dei non morti iniziò la sua lugubre avanzata. Dapprima titubante alla luce del sole, poi sempre più sicuro di se e cosciente delle volontà del signore che lo guidava. La Quiete eterna era in pericolo... Levhian percepì un fremito di terrore attraversargli le membra: ormai era conscio che ben poco era in suo potere per evitare la distruzione di quelle terre. Le anime accecate dal dolore e tormentate dagli strazi di Akaymas non avrebbero opposto resistenza all’incanto che il Signore degli Inferi aveva gettato su di loro, governando le loro menti, e avrebbero falciato, come l’anima stessa della morte, ogni seme di vita che cresceva su quelle terre. La fuga sarebbe stato il passo più semplice da compiere per Levhian...era un Dio e poteva imprigionarsi in una gabbia inaccessibile dove avrebbe condotto beatamente tutta l’eternità. Ma lui aveva un compito! L’Essenza gli aveva affidato la custodia di quelle terre e nulla lo avrebbe distolto dal suo incarico. Strinse i pugni fino a percepire la fitta dolorosa che le unghie gli imprimevano nella carne e poi prese la sua decisione. Era a conoscenza da lunghi tempi dell’esistenza di altre entità superiori, intrappolate negli abissi senza tempo del Lago dell’Oblio. Due erano entità. maligne e perfide. . per lo più simili al suo rivale infernale...ma gli altri due spiriti prigionieri del Nulla erano pii e benevoli e con il loro aiuto sarebbe riuscito a placare l’ira dei non morti e a liberare quelle povere anime dal tormento eterno. Ma il Signore della Quiete sapeva anche dell’esistenza dei tre Draghi posti a custodia dei Sacri Cancelli di Mareysia...come avrebbe fatto a dissuaderli a richiamare alla vita Syriel e Myreck? Era pressappoco impossibile affrontarli...quei tre Draghi erano l’essenza stessa...erano potere e maestosità...forza bruta e astuzia...una barriera impenetrabile! No, non poteva liberare i due divini affidandosi solo al suo coraggio... doveva ricorrere ad un compromesso...ma cosa poteva garantirgli la riuscita di un piano? Improvvisamente ricordò il pulsare di un’aura potentissima che aveva percepito per millenni provenire dalle viscere dei monti Khytor, prima che la sua forza vitale si acquietasse; si era sempre chiesto cosa generasse tanta potenza. Forse, trovando la risposta a quella domanda, avrebbe anche trovato il modo di liberare gli spiriti prigionieri dell’Oblio. Con la forza della sua mente raggiunse quel luogo ove un ormai tenue pulsare rivelava ancora l’esistenza di un potere soprannaturale...Immerse le sue mani nei più profondi anfratti dei monti Khytor e in quel momento ebbe la consapevolezza di poter realizzare la sua ultima speranza. Un’aura incandescente avvolse le sue mani donandogli un piacevole torpore e un immenso senso di potere lo pervase non appena giunse a contatto con l’unica arma in grado di ferire un essere immortale: Khytor l’artiglio delle Tenebre, la lama da cui le cime innevate che la custodivano avrebbero preso il nome. Levhian l’afferrò con tutte le sue forze e si scagliò verso ponente, dove l’alba non aveva ancora schiarito i cieli, verso il Lago dell’Oblio, verso la città di Mareysia, verso Syriel e Myreck, coloro che l’avrebbero aiutato a salvare l'Ardesya. La luce del Dio fendette le acque seguendolo nella sua fulminea discesa verso i Cancelli Dorati e i suoi imponenti custodi. Levhian sapeva che un minimo errore gli sarebbe costato la vita, solo un essere poteva privare un Dio della sua immortalità e quell’essere era l’Essenza stessa. I Draghi erano l’essenza stessa... Un bagliore di rubino, due occhi incandescenti e un manto di scaglie elettro. Il terzo Drago: Custode dello Spazio illimitato che non ha luogo nè origine, che nasce dalla sola volontà del suo custode. Quello sarebbe stato il primo nemico da abbattere per liberare la Bianca Dama e il suo compagno. Levhian allungò le braccia davanti a se sfruttando la violenza con cui si era gettato nelle acque, sperando di colpire il Dragone cogliendolo di sorpresa. La sua speranza non fu vana. L’immenso guardiano dei cancelli percepì il suo arrivo, ma nel voltarsi, la lama di Khytor lo colse lì dove i due grandi occhi di fuoco erano divisi da una perla nera incastonata sulla fronte dell’animale. Con un urlo terrificante il drago agitò la coda e dimenò il muso per crollare, poi, privo di sensi, sul cancello che fino ad allora aveva protetto, scaraventandolo al suolo. Il primo ostacolo era superato. Un brillio d’oro preannunciò a Levhian chi sarebbe stato il suo prossimo rivale: il secondo Drago, custode della Materia eterna che permea ogni cosa, da cui tutto si genera e in cui tutto si dilegua. Levhian non potè contare questa volta sulla sorpresa. Il dragone infatti era già in allerta per le urla strazianti del suo compagno e accolse il Divino con un ruggito feroce. I suoi penetranti occhi dorati gli scrutavano l’animo leggendogli un profondo terrore ma anche una disperazione che l’avrebbe spinto a gesti di alto coraggio. E infatti Levhian non esitò a lungo prima di scagliare il colpo, si gettò a capofitto brandendo la spada ma il suo fendente scalfì appena le preziose scaglie del rivale. La sua corazza era impenetrabile! Avrebbe dovuto tentare un affondo al centro degli occhi squarciando la perla iridescente che probabilmente custodiva la sua essenza vitale. Tentò una seconda volta, ma con un violento movimento di coda il maestoso guardiano dei Cancelli Sacri scaraventò il Divino abbastanza lontano da non poter essere raggiunto facilmente. Levhian capì che il Drago Dorato era inavvicinabile...doveva contare di sconfiggerlo in altro modo! Prese attentamente la mira e scagliò Khytor in un lancio fulmineo e disperato, se l’arma non avesse seguito la giusta traiettoria si sarebbe persa nei flutti del lago e lui non avrebbe avuto scampo. Ma la spada rispose ad un potere diverso dalla sola forza del lancio, sembrava vivere di vita propria e sembrava aver intercettato il suo bersaglio. Pochi istanti dopo le mani di Levhian si materializzarono intorno all’elsa ricurva ed estrassero la lama dalla perla iridescente sulla fronte del Dragone. Il Signore della Quiete varcò dunque il Secondo Cancello. Una luce abbagliante proveniva dal maestoso arco d’ingresso della prima Sacra Cancellata, guardingo e feroce il Drago d’Argento attendeva l’intruso. Si preparava un ultimo combattimento solenne. Gli occhi di ghiaccio del Dragone scrutavano imperturbabili il Dio, sfavillando dei riflessi turchesi della perla che li separava. Levhian strinse più forte la spada, socchiuse gli occhi, attingendo tutta la quiete dal suo spirito affinchè lo accompagnasse in questo ultimo scontro decisivo. Era pronto a scagliarsi contro il suo avversario quando una voce lo bloccò istantaneamente. Quell’animale colossale gli stava parlando con una voce pacata ma imponente, una voce umana! Il Dio rimase per un momento disorientato, finchè dalla perla azzurrina incastonata sulla fronte del Drago non scaturì una luce fortissima che lo costrinse a schermirsi gli occhi con la mano. Quando la luce si dileguò Levhian si trovò davanti una figura. Aveva gli occhi chiarissimi e limpidi e un sorriso sincero che gli increspava le labbra, i capelli erano argentei e lunghi intrecciati in maniera disordinata e legati in code ribelli. Sembrava estremamente giovane, anzi guardandolo meglio, appariva poco più di un ragazzino e si dirigeva verso di lui con fare sicuro e disinvolto. "Salve Fratello” esordì, “la tua anima mi sembra tormentata e afflitta. Dov’è la quiete che ti ha sempre accompagnato sino ad oggi?” Levhian restò perplesso. Chi era quel ragazzo e, soprattutto, dov’era l’ultimo dragone? Come se avesse letto nella sua mente il ragazzo proseguì, avanzando lentamente verso di lui: “Sono Ismahel, il Tessitore del Tempo, e sono anche il guardiano del Primo dei Sacri Cancelli. ” Solo allora, quando ormai Ismahel era abbastanza vicino, Levhian notò che aveva tra le sopracciglia la stessa perla azzurra che racchiudeva l’essenza dei dragoni. “Perche i tuoi fratelli non si sono mostrati a me nelle loro vere vesti?” “Che bisogno c’era?“ Quella che hai colpito era solo la loro corazza... Fu allora che il Signore della Quiete percepì alle sue spalle altre due presenze. Voltandosi scorse due giovani di straordinaria bellezza: l’uno aveva i capelli neri e lisci, due profondi occhi dorati e lo guardava con fierezza e autorità; l’altro aveva un viso pallido incorniciato da riccioli ramati, gli occhi erano di un colore prossimo a quello delle viole appena sbocciate e i lineamenti innaturalmente delicati. Levhian si lasciò scivolare dalle mani Khytor. Non gli sarebbe più servita! Il giovane dagli occhi dorati prese la parola: “Il mio nome è Zoher e custodisco la Materia Eterna, da cui il tuo stesso corpo è stato plasmato. ” “Il mio nome è Benares” proseguì il bel ragazzo dai lineamenti efebici “e governo lo Spazio Illimitato. ” Prima di terminare la frase i suoi profondi occhi viola si posarono sulla lama incandescente di Khytor e istintivamente le labbra delicate si atteggiarono ad un’espressione di terrore. “Quella è la spada di Jekrom!!” A quelle parole un boato immane proruppe dalla città sommersa. I confini del tempo e dello spazio si erano incrinati e gli artigli delle Tenebre si preparavano a riemergere dall’Oblio... Levhian avrebbe desiderato sprofondare. Il suo intento si era dimostrato disastroso: non solo non era stato in grado di liberare i suoi compagni, aveva ferito due creature innocenti e, cosa ancor più grave, aveva liberato il Signore delle Tenebre e il suo fedele compagno Kaileb. L’angoscia stava per impadronirsi dei presenti quando Zoher parlò: “Ciò che temiamo in realtà non può spaventarci. Ciò che è stato non può riaccadere. Se Jekrom e Kaileb riemergeranno dalla città sommersa anche Syriel riacquisterà la libertà e opporrà al tremendo caos la limpida luce. Akaymas non potrà regnare sulla terra perchè lo Spirito della Vita tornerà a regnare e Levhian custodirà la pace e la tranquillità degli esseri umani..” A malincuore Ismahel dovette contraddirlo: “fratello, non ricordi dunque il motivo per cui l’Essenza ci ha racchiuso nel corpo dei tre draghi? I nostri fratelli sono troppo impetuosi per governare un regno e il bene ed il male si daranno lotta eterna, in ogni dove e con ogni mezzo. ” “A meno che...” prima di terminare la frase Benares scostò i capelli dalla fronte e pose due dita sulla perla nera che spiccava tra le sottili sopracciglia fulve. I due giovani percepirono la sua muta richiesta e fecero altrettanto. Il potere nato dalla simbiosi di quelle tre menti divine proruppe dalle acque del Lago dell’Oblio nel medesimo istante in cui gli Spiriti imprigionati nel Nulla erompevano in tutta la loro potenza. Anche Levhian si levò dalle acque e si fermò per poter meglio ammirare il sublime spettacolo che gli sorgeva dinanzi. Un urlo acuto e penetrante squarciò il silenzio spettrale che regnava sull'Ardesya da quando l’esercito di Akaymas aveva abbandonato il suo infernal’impero. Jekrom stringeva tra le mani la sua arma incandescente: Khytor l’artiglio delle Tenebre. Al suo fianco, avvolto dal manto impenetrabile delle ombre, Kaileb sogghignava soddisfatto per il loro imminente trionfo. Ma le tenebre furono scacciate dalla luce che lentamente si alzava dalle acque, irradiata dal candido manto di Syriel che fissava con sicurezza il suo eterno rivale. La notte discese a ponente, mentre la luce delle due lune si rifrangeva sulle coste bagnate dal mare di Thuria. Allorchè il vento dell’est soffiò increspando le acque del lago, anche il soffio vitale dello Spirito della Terra pervase l’aria e Myreck, con il tocco leggero del suo pensiero, donò la vita alla terra ormai esausta e morente. A quell’improvviso sentore di rinascita Akaymas si avviluppò nel suo mantello incandescente, preparandosi ad affrontare anche quei nuovi nemici. Ma fu allora che la Suprema Essenza impose la sua solenne e ultima volontà. Nella triplice persona di Benares, Zoher e Ismahel, l’Essenza si innalzò dalle acque dell’Oblio e distese le sue mani ricoprendo tutte le terre da essa create. All’unisono le tre voci parlarono: “Voi, mie prime creazioni, miei eletti, non sarete più gli abitanti di queste terre, ma da ora ne sarete i custodi! Syriel e Jekrom, eterni rivali, legati dal legame indissolubile che allaccia il Giorno alla Notte. Kaileb, colui che, generando il Caos, rende imprevedibile il caso delle sorti terrene. Myreck, lo Spirito della Vita che risiede nella terra e nei flutti, nell’aria e nel fuoco. Akaymas, custode del Bacile delle Anime e del Regno dei Defunti. Levhian, a cui affido il compito di mantenere la tranquillità negli spiriti che, nel corso dei secoli, abiteranno queste Lande!” Il canto trino si interruppe... Il giovane dai capelli argentati proruppe a gran voce: “Ismahel, Signore del Tempo, in me risiede la Sacra Essenza che governa lo scorrere della vita, l’intrecciarsi dei destini umani!” Segui’ il bel ragazzo dai lunghi capelli corvini: “Zoher, Manipolatore della Materia, in me risiede la Sacra Essenza che genera ogni cosa e a cui ogni cosa fa ritorno!“ Terminò il giovane dagli occhi magenta: ”Benares, Sacerdote dello Spazio illimitato, in me risiede la Sacra Essenza che custodisce l’Orizzonte del corpo e della mente umana!” Più alcuna parola fu proferita dalle bocche della Triade Divina ma nelle menti di ognuno in quel momento risuonò un’ultima frase:

“In eterno veglieremo, affinchè su queste terre regni, perpetuamente, l’Equilibrio!”


print

Login Login


:


Non sei ancora registrato?
Registrati ora!
Lingua del sito:
deutsch english español français italiano português

Utenti Utenti
Persone on-line:
admins 0 amministratori
users 0 utenti
guests 1 ospiti

Aree Aree

Numero di aree attualmente visitabili:
122

Informazioni Informazioni
IP: 3.141.30.162
USER AGENT: Mozilla/5.0 AppleWebKit/537.36 (KHTML, like Gecko; compatible; ClaudeBot/1.0; +claudebot@anthropic.com)







Chuck Norris Chuck Norris

Chuck Norris una sera ha conosciuto una tipa in discoteca. La mattina dopo si è svegliato in un fosso senza ricordare niente. E con un rene in più.

Cerca Cerca
Ricerca parole o frasi all'interno del sito.