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Fase Lunare Fase Lunare


Section Storia/Antico Mondo
Per le terre dell’Ardesya è sempre circolata una strana storia riguardante un vecchio abitante dei monti che accolgono la città di Zakro, egli soleva viaggiare lungo i mari del sud. I bardi che cantano la vicenda l’hanno sempre utilizzata per rallegrare le notti buie e tempestose narrando le folli avventure di Gyrhionkar, vecchio navigatore. Esiste un’altra versione della sua storia, considerata pura follia, cantata da pochissimi e che in pochi hanno ascoltato: questa “follia”, negli ultimi tempi, è lentamente confermata da numerose voci, sempre più insistenti, che accennano a quanto vide Gyrhionkar. È giusto, dunque, raccontare la sua vicenda affinché chi volesse intraprendere un viaggio nei mari del sud possa verificare quanto detto. Durante la sua giovinezza, Gyrhionkar faceva parte dell’equipaggio di una grande nave da pesca della città di Zakro. La pesca in realtà era una copertura perché per la maggior parte del tempo, che la nave si trovava in mare, sull’albero maestro era issata la bandiera pirata. L’obiettivo preferito delle azioni di saccheggio, erano le navi mercantili provenienti da Mallia le cui continue perdite di carico provocarono la decisione del governo imperiale di Knesya di inviare una flotta di velieri da guerra affinchè perlustrassero i mari del sud alla ricerca degli assalitori. Gyrhionkar e i suoi compagni di equipaggio, credevano che la flotta imperiale non sarebbe mai riuscita a catturarli, poiché il loro covo non era nei pressi degli anfratti a strapiombo dei monti vicino Zakro, ma si trovava presso una grande isola (sconosciuta ai più) posta a sud: si sbagliavano! Forse qualcuno tradì, o forse fu solo il caso, ma un giorno, mentre la nave aveva appena lasciato il suo approdo, la flotta knesyana comparve all’orizzonte. Tra lo sconcerto generale, il capitano della nave pirata diede ordini di impostare la rotta verso sud nel tentativo di sfuggire alle navi da guerra imperiali. Era un grosso azzardo e Gyrhionkar lo sapeva: le leggende narravano di una fitta nebbia che inghiottiva qualsiasi cosa si avvicinasse troppo e tutte le navi che si erano spinte troppo a sud non avevano fatto più ritorno. La fuga continuò per diversi giorni, con la flotta imperiale decisa a non mollare l’inseguimento se non con la cattura o la distruzione della nave pirata. L’equipaggio pirata, col passare dei giorni e con la rotta impostata sempre verso sud, vedeva crescere la paura ora dopo ora. Il capitano della nave aveva già buttato in pasto ai pesci un paio di ammutinati, alcuni mozzi decisero di tentare la fortuna a nuoto ma trovarono la fine tra le fauci delle creature marine che sempre più si affollavano intorno alle navi. Poi verso il tramonto di un altro giorno di fuga comparve ciò che Gyrhionkar temeva. I riflessi rossastri del sole, che lentamente si adagiava sull’orizzonte marino, illuminavano un immenso muro di nebbia che pareva non avere né inizio né fine. La flotta imperiale alla vista di quell’immensa distesa di fitta nebbia rallentò la navigazione e dispose le sue navi in semicerchio per circondare la nave pirata che nel frattempo si era fermata ai suoi limiti. Gyrhionkar si rendeva conto che la nave non aveva scampo e che di lì a breve sarebbe stata catturata o distrutta perché inesorabilmente i vascelli da guerra dell’impero stringevano sempre più il semicerchio. Nella sua mente prendeva già forma lo spettro di una cella umida e senza luce che lo avrebbe accolto per il resto della sua vita, quando udì il suo capitano urlare: forza!! Alzate le vele e dirigiamci verso sud! Preferisco perdermi nell’oblio che farmi catturare da quei cani imperiali! Quelle parole sferzarono le menti dei componenti dell’equipaggio e il loro animo sconfitto. La paura dell’ignoto fu cancellata dall’orgoglio pirata che vedeva nella cattura la peggiore onta che si potesse subire. Morire combattendo, poi, non avrebbe avuto senso perché la superiorità della flotta imperiale era un dato di fatto e sarebbe stato più un suicidio che una battaglia. La nebbia! Si, la nebbia! Quella era la via! Se si doveva morire quello era il modo migliore: affrontando l’ignoto! Issate le vele la nave pirata si fece inghiottire dalle nebbie scomparendo mentre le prime stelle iniziavano ad illuminare il cielo.


Gyrhionkar a stento riusciva a vedere i suoi piedi in mezzo a quella nebbia e non udiva più il suono del mare solcato dalla nave. Si diresse lentamente verso la prua mentre a malapena si udiva la voce del capitano che urlava gli ordini alla ciurma: eppure sul ponte la sua voce si era sempre udita perfettamente in passato. Colpa della nebbia! Oltre ad offuscare la vista soffocava anche i suoni. Raggiunta la sua postazione cercò di adempiere gli ordini del suo capitano, sperando di averli ben intesi, ma improvvisamente si ritrovò riverso in terra sul ponte. La nave era stata sconquassata da qualcosa, forse aveva urtato uno scoglio ed ora la prua lentamente s’inclinava sempre più verso il basso. Gyrhionkar udiva fiocamente la voce del suo capitano e non riusciva a capire cosa fare, anche perché gli riusciva difficile alzarsi senza perdere l’equilibrio. Durante l’ennesimo tentativo di rialzarsi Gyrhionkar fu colpito da un barile vuoto che stava rotolando a causa dell’inclinazione della nave. Senza pensarci su due volte decise di infilarsi dentro precipitando verso il mare, mentre la nave lentamente s’inabissava. Perso in quell’oblio, senza luce e suoni, galleggiò per molte ore all’interno del barile in balia delle onde. La stanchezza prese il sopravvento e, nonostante s’imponesse di rimanere sveglio, i suoi occhi lentamente si chiusero: l’ultimo pensiero fu se li avrebbe riaperti in futuro per rimirare di nuovo il cielo. L’ultimo pensiero di Gyrhionkar fu esaudito: si svegliò all’interno di un carro coperto che viaggiava lentamente verso chissà quale destinazione. Si controllò subito le mani ed i piedi per vedere se erano legati, ma fortunatamente erano liberi di muoversi: dunque non era un prigioniero. Cercò di alzarsi ma ricadde al suolo: era molto stanco ed il movimento del carro non lo aiutava a mantenere l’equilibrio. A quel punto decise di richiamare l’attenzione di chi stava guidando il carro, iniziò a gridare, con le poche forze a disposizione e qualcuno fermò il carro. Gyrhionkar riuscì a sedersi in attesa di conoscere chi lo aveva portato lì. La tenda, che chiudeva la parte posteriore del carro, si aprì e la luce penetrò al suo interno, accecando per un istante Gyrhionkar. Poi quando i suoi occhi ripresero confidenza con la luce iniziò a distinguere una figura, salita sul carro, che man mano diventava sempre più nitida: era un uomo di media corporatura e dal volto gentile che ora lo guardava con curiosa attenzione. L’uomo salutò Gyrhionkar chiedendogli se stesse bene e si presentò – Io sono Egdag, sono un mercante e provengo da Ledimas, la capitale del regno. Siete stato fortunato che il mio itinerario comprendesse il luogo dove il mare vi ha restituito. Eravate disteso sulla spiaggia del deserto del fuoco accanto alla catena dei monti del nord. Sinceramente pensavo foste morto, invece quando vi ho raggiunto sono rimasto piacevolmente sorpreso nello scorgere nel vostro corpo ancora un piccolo alito di vita. Così vi ho caricato sul mio carro in attesa che vi riprendeste. Gyrhionkar ancora un po’ stordito rispose – Vi ringrazio….Egdag, giusto? - L’uomo di fronte a lui accennò un sorriso e annuì con la testa, poi Gyrhionkar proseguì – Scusatemi…voi avete detto di appartenere alla capitale del regno…ma l’avete chiamata Ledimas e non Knesya…forse ho capito male? Egdag sollevò un sopracciglio perplesso e disse – No, avete capito bene. La capitale del regno è Ledimas, e non ho mai udito chiamare la mia città col nome Knesya…ma forse ora capisco perché eravate sulla spiaggia nord del deserto del fuoco. Inizialmente pensavo foste un pescatore che si era spinto troppo a nord ed aggredito dalla furia del mare, ma ora inizio a pensare che voi non apparteniate a questo regno…. Sorpreso Gyrhionkar domandò – Allora che regno è mai questo? Ha un nome? Egdag rispose – Una volta aveva un nome…un nome che ora in pochi ricordano ed io non posso esservi utile in questo. Però, sto tornando a Ledimas e forse lì potrete trovare qualcuno che saprà rispondere alle vostre domande. Sarà un viaggio lungo, ma così potrete ammirare queste lande a voi sconosciute e magari potrete descrivermi lungo il cammino le terre da cui provenite. Così ripresero il viaggio verso la capitale di quel nuovo regno. Durò qualche mese ma alla fine giunsero nella capitale. Gyrhionkar cercò di raccogliere quante più informazioni possibili e qualcuno gli indicò un uomo, che viveva sulle sponde del lago a sud di Ledimas, che poteva forse soddisfare le sue curiosità. Gyrhionkar raggiunse la sponda del lago e trovò un vecchio con uno strano bizarro cappello a punta.


Dopo essersi presentato e raccontato la sua storia, iniziò a porre all’uomo alcune domande a cui l’uomo rispose senza mostrare alcuna sorpresa, anzi quasi le aspettasse: – Sai ragazzo…sapevo che un giorno o l’altro qualcuno mi avrebbe chiesto tutte queste informazioni sul nostro vecchio regno…ed in cuor mio sapevo che chi lo avrebbe fatto sarebbe arrivato da un altro reame. Questo mi rende molto felice perché forse potrà aprire una nuova era che porterà a far rinascere queste terre abbandonate a se stesse… Il vecchio si fermò un attimo, perso nei suoi ricordi, e poi riprese – Ma bando ai sentimentalismi! Tu vuoi conoscere la storia del mio regno ed io cercherò di esaudire il tuo desiderio. L’antico nome del regno dove ti trovi è Atlantis…Un tempo era una terra fiorente e vegliata dalle sue divinità che la proteggevano dalle insidie del Caos che la circondava…Un triste giorno, però, l’abbandonarono. Forse scoppiò una guerra divina che li annientò o forse decisero solo che non eravamo più degni della loro attenzione: di fatto la loro protezione ebbe fine…L’intero regno, abbandonato a se stesso, piombò in un periodo oscuro dove le forze del Caos primordiale portavano morte e distruzione ovunque. Quando ormai l’orlo dell’abisso era prossimo accadde qualcosa d’incredibile. Sul cielo della capitale Ledimas comparvero tre enormi draghi che spazzarono via le forze del male che la assediavano. Poi discesi nel centro della capitale assunsero le sembianze di uomini mortali: i loro nomi erano Zoher, Ismahel e Benares. Dissero di essere la voce dell’essenza e chiesero di conferire con l’imperatore. Spiegarono che avevano salvato il nostro regno perché se fosse stato annientato dalle forze del Caos avrebbe reso potentissimo il suo signore: Kaileb! Costui poi avrebbe sfruttato questo enorme potere per conquistare le terre dell’Ardesya, su cui loro eternamente vegliano. Al fine di evitare ciò erano intervenuti e, a fatti conclusi, avevano deciso di creare uno squarcio dimensionale, per trasferire il nostro regno sulle terre da loro protette. Le uniche richieste che fecero all’imperatore furono di adottare come lingua anche l’ardesyano e di adeguarsi al calendario vigente nelle terre d’Ardesya. Da allora si succedettero diversi imperatori e iniziò la ricostruzione delle città distrutte dalla violenza del Caos. È un’impresa che tutt’ora prosegue ed è irta d’ostacoli ed insidie perché il male ha lasciato i suoi semi sparsi per le nostre terre…Si narra che Kaileb preso dalla furia della sconfitta circondò il nostro regno con una fitta nebbia (e la vostra avventura in mare ne ha confermato l’esistenza) lasciando alcune sue creature nascoste nell’oscurità, pronte ad agire per riappropriarsi di ciò che gli era stato strappato dalle sue mani. Adesso capisco perché mai nessun straniero è giunto fin qui, finora, e mai nessuno del nostro regno è riuscito ad entrare in contatto con altri popoli. Il vecchio rivolgendosi felice verso Gyrhionkar esclamò – Ora, però voi potete porre rimedio! Potete tornare nel vostro regno e portare a conoscenza di tutti la nostra esistenza! Penso che anche il nostro imperatore ve ne sarà eternamente grato! Dopo quella conversazione Gyrhionkar rimase qualche anno a girovagare per le terre del regno perduto di Atlantis perché al suo ritorno voleva raccontare tutte le meraviglie del nuovo mondo che aveva scoperto. Quando giunse il momento s’imbarcò su una piccola barca, costruita con l’aiuto dei ledimiani, realizzata per poter resistere ai diversi pericoli che si nascondevano nella nebbia. La sua partenza fu salutata da una grande festa, ordinata per l’occasione dall’imperatore in persona. Passarono gli anni e nessuno tornò a visitare il regno perduto. Era convinzione comune che Gyrhionkar era naufragato in mare perso nella nebbia e che non fosse mai giunto a destinazione. In realtà la verità era un’altra: Gyrhionkar riuscì a tornare a Zakro, forse per volontà divina, ma nessuno credette ai suoi racconti, fu addirittura bandito da tutte le grandi città del regno perché il suo racconto fu considerato un’eresia. Si narra che Gyrhionkar, diventato vecchio e simile sempre più ad un’ombra a causa dello sconforto, tentò di tornare nel “nuovo mondo” che aveva scoperto e così scomparve avvolto di nuovo dalla nebbia eterna. Adesso la nebbia a Sud lentamente si fa sempre più meno fitta e ci sono marinai che giurano di aver visto alte vette innevate riflettersi sulle nubi. Esistono anche voci sull’esistenza di un allevamento di grifoni che permette di raggiungere un mondo nuovo…ma sono solo voci… Forse è giunto il giorno in cui la storia del pirata Gyrhionkar potrà trovare conferma e restituirgli in tal modo l’onore perduto a causa di bardi fin troppo insolenti. Avventurieri, rotta verso Sud! Verso la scoperta di un nuovo mondo! Verso le terre che gli occhi del pirata Gyrhionkar videro! Orsù in viaggio!
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